“O meglio ve’ areto” di Enzo Toto e Daniele Scifoni reclama il bis

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Cento anni di storia larinaese nella rappresentazione di Enzo Toto e Daniele Scifoni

La compagnia quasi al completo

Sono stati dei momenti di teatro storico pubblico sublime quelli di “O meglio ve’ areto”. Una rappresentazione teatrale curata e messa in scena dal regista Enzo Toto e da Daniele Scifoni, insieme ad una numerosa compagnia di larianesi che ha interpretato la storia della città dal 1860 al 1967. Si è passati da momenti di divertimento e scherno a rappresentazioni di vero dolore: dalle lotte contadine del 1860, quando il Comune di Velletri vietò ai larianesi di seminare nei boschi, fatto che portò a diversi arresti, al dramma per corrispondenza della Grande Guerra, fino alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, quando il fronte è stato per qualche tempo tra Artena e Lariano.

Il 1860, gli scontri con Velletri e l’arrivo del treno

La storia di Lariano è stata esemplificata in dieci quadri, a partire dal 1860, quando l’allora Gonfaloniere di Velletri, Filippi, vietò di seminare nel bosco. Un danno per i larianesi che erano fondamentalmente contadini e che continuarono la pratica malgrado il divieto. La semina abusiva venne perseguita dall’autorità e nove larianesi vennero arrestati. Nella rappresentazione, riprendendo fonti dell’epoca, si accenna a possibili interessi personali del Gonfaloniere nel commercio del grano, che però non furono provati. Si passa quindi al 1862, con l’arrivo del treno, e poi al periodo che va fino al 1906 quando la frazione fu impegnata nelle battaglie sociali per portare a Lariano un postino, un medico, la scuola. Ma anche e soprattutto l’acqua, senza la quale gli incendi delle abitazioni si trasformavano di frequente in tragedia.

Nuovi arresti, l’aiuto di Giuseppe Ballarati e l’Università Agraria

Ballarati (con il cappello) in aiuto dei larianesi

Un episodio collega anche Lariano a Valmontone. Nei primi anni del secolo scorso infatti ai larianesi fu vietato di utilizzare la legna dei boschi, che pure serviva per vivere e per costruire case e capanne. I larianesi si opposero al divieto e a seguito di alcuni episodi ci furono degli arresti. In aiuto dei frazionisti arrivò anche Giuseppe Ballarati, all’epoca editore de “La Difesa del Contadino” e sostenitore dei diritti dei contadini italiani. Fu presentata anche un’interrogazione all’allora Ministero dell’Interno, Sidney Sonnino. Solo successivamente venne riconosciuto il diritto di sfruttamento dei boschi, e a Lariano lo status di Frazione, con una speciale rappresentanza nel Consiglio comunale di Velletri. Venne quindi costituita un’Università Agraria e a Ballarati venne proposta la presidenza, che però l’editore declinò.

La sentenza del 1935 tra le due Guerre e la lotta per l’Autonomia

Uova in cambio di una lettera

C’è poi la Grande Guerra, con le lettere dal fronte, i problemi dei contadini, le diserzioni e i casi di coloro che si diedero “alla macchia”. Quindi la battaglia per lo scioglimento della promiscuità degli usi civici e la storica sentenza del 1935 con la successiva costituzione dell’ente per la gestione dei Beni Demaniali. E poi ancora la Seconda Guerra Mondiale, con l’indigenza, il rapporto con i tedeschi, la morte nelle strade che Enzo Toto ha saputo rendere in modo pregnante ed elegante, le ruberie di pecore verso le Macere dovute alla fame e i momenti di difficile vita quotidiana.

La recita si chiude con la battaglia degli anni Sessanta per l’autonomia della città, con il successivo annullamento e infine il riconoscimento dello status di Comune con legge regionale. Con un finale che lascia agli spettatori il senso che la storia futura della città è nelle loro mani.

L’autenticità del dialetto e la bravura della compagnia

Momenti di vita

Sullo sfondo della rappresentazione si è vista un’accurata ricerca storica che ha portato ad un copione denso di significato, intelaiato su precisi riferimenti storici e tessuto con battute, discorsi e fatti davvero accadute. Il tutto colorato dall’autentico dialetto larianese che ha dato una pennellata di autenticità alla messa in scena. Con esempio di rara sincronicità, nella stessa sera della recita, sabato 26 agosto, a Velletri andava in scena “Cencio Vendetta: storia del brigante della Madonna”, raccontando la storia di quegli anni dal punto di vista dei veliterni che, da eterni avversari dei larianesi, sono finiti canzonati in “O meglio ve’ areto”.

Tutti gli attori che hanno calcato il palcoscenico

Merito del successo va dunque ad Enzo Toto e Daniele Scifoni e all’intera compagnia, nella quale è spiccata la presenza della numerosa famiglia Casseri, composta da Oreste, Barbara (Patafio), Emanuele, Erika, Emiliano, Enrico ed Elena; e poi: Andrea, Alessandro e Mario Abbafati, Secondo Anselmi, Natalino Ascenzi, Lorenzo Bruni, Asia e Paolo Cellucci, Giancarlo Felci, Fabrizio Ferrante Carrante, Sofia Ierussi, Antonella Lombardi, Massimo Mastrella, Andrea e Lucrezia Oddi, Arianna Petrozzi, Andrea Polletti, Marianna Sciotti e Piero Valeri. Al termine dello spettacolo il Sindaco di Lariano Maurizio Caliciotti ha premiato tutti i componenti della compagnia, il regista Toto, Scifoni e Riccardo Cimmino, che si è occupato di grafica ed immagini. Nel complesso, una rappresentazione che reclama almeno un bis.



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