Dimissioni di massa ad Artena? Le opposizioni verso altre strade

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I cittadini si chiedono: “Cadrà l’Amministrazione?”. Nelle opposizioni diverse anime e diversi modi di vedere

Dopo la notizia della sentenza del Tar del Lazio sul “caso Centofanti”, la domanda che gli artenesi si pongono di più è: “Quindi i Consiglieri di opposizione si dimetteranno per far cadere l’Amministrazione?”. La risposta pare che sia negativa perché tra le diverse anime delle opposizioni non ci sarebbe unità d’intenti sulla soluzione delle “dimissioni in massa”. Le diverse minoranze provengono da percorsi diversi e si sono trovate all’opposizione dell’Amministrazione Angelini per diversi motivi.

Ci sono le opposizioni “storiche” costituite da “Artena Cambia” e dal Consigliere Armando Conti, entrambe entrante in Consiglio direttamente in forza del risultato elettorale. E se la prima potrebbe essere propensa alle dimissioni di massa, il Consigliere Conti non ha mai nascosto di preferire la strada della mozione di sfiducia. E poi ci sono le opposizioni che si sono create successivamente: quella di “Collaboriamo per Artena”, costituita dai Consiglieri che sono entrati in contrasto con la maggioranza; e ancora su un’altra posizione c’è Ileana Serangeli, ex vice sindaco passata all’opposizione in tempi più recenti.

Se è vero che tutte le opposizioni sono unite dal contrasto all’Amministrazione, è anche vero che non c’è unità d’intenti nel mettere la parola fine all’esperienza della Giunta Angelini, almeno sui modi. Dopo la sentenza del Tar alcuni contatti sono intercorsi ma sembrerebbe che non si sia nemmeno parlato della possibilità di dimettersi in massa una volta che sarà reintegrata la Centofanti. Anche perché non tutti sarebbero pronti a dimettersi col rischio del ricorso al Consiglio di Stato prospettato dal Sindaco.

Più probabile sarebbe invece la strada della mozione di sfiducia (già tentata a inizio 2017), per la quale ci sono però tempi ben più lunghi. Basti pensare che una volta reintegrata la Centofanti (e non si sa ancora con certezza quando avverrà) e presentata la mozione di sfiducia, questa dovrà essere messa in discussione “non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione”. Fatti due conti, si potrebbe arrivare a febbraio, a due mesi dall’inizio della campagna elettorale per le amministrative di maggio.

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