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Due diversi Tribunali hanno ridotto sensibilmente le richieste di un avvocato
Sembra non esserci fine alle battaglie legali che il Comune di Lariano deve affrontare. Dopo la condanna al pagamento di centinaia di migliaia di euro affrontata qualche mese fa, una nuova vicenda legale intacca le casse comunali. Anche se questa volta il Comune può tirare un sospiro di sollievo, visto che gli esiti delle due sentenze di primo grado hanno ridotto notevolmente le richieste di un altro professionista.
L’avvocato in questione, di fiducia dell’Amministrazione Montecuollo, aveva presentato nel 2012 delle “prenotule” relative a prestazioni professionali svolte in favore del Comune di Lariano fino al 2011. Tuttavia per quegli incarichi mancavano gli impegni di spesa (si tratta di atti di competenza degli uffici). In assenza di quegli atti amministrativi che rendevano il debito certo, liquido ed esigibile, il Comune non poteva pagare. Il professionista in questione ha così avviato due azioni legali direttamente nei confronti dei responsabili degli uffici, che hanno chiamato in causa il Comune di Lariano.
Al termine dei due processi di primo grado, le sentenze dei Tribunali Civili di Velletri e Latina hanno determinato l’importo dovuto in circa 210 mila euro spese comprese. Il professionista chiedeva 469 mila euro in un caso e 37898 euro in un altro. I Tribunali hanno sentenziato dovuti: 155 mila euro (oltre 34919 per spese e accessori) in un caso e 10 mila euro (oltre 11600 circa di spese di giudizio ed altro) in un altro. In breve, invece degli oltre 500 mila euro chiesti, il Comune ne dovrà pagare ben meno. Per entrambe le sentenze, il Consiglio comunale ha approvato le relative delibere per riconoscere le somme. Lo ha fatto con il voto a favore degli 11 Consiglieri di maggioranza e quello contrario dei 5 di opposizione (Montecuollo assente).
Il dibattito politico tra proposte e “paletti” normativi
Anche queste due sentenze hanno una storia lunga su cui si è consumato lo scontro politico, come d’altra parte avevamo previsto già prima delle ultime elezioni comunali. Le opposizioni, soprattutto quella rappresentata dal Consigliere comunale Casagrande Raffi, ha sempre sostenuto l’opportunità di effettuare una transazione con il professionista in questione. In particolare, durante il Consiglio comunale del 2 agosto, il Consigliere è tornato ad affermare che sarebbe stato più opportuno “sanare” la situazione in forza del “Decreto 35”. Con quel decreto la stessa Amministrazione aveva già pagato allo stesso avvocato circa 230 mila euro (che si sommano ad altri pagamenti per un totale complessivo di circa 700 mila euro – oltre gli “ultimi” 200 mila).
Il decreto legge in questione ha portato moltissimi Comuni (Lariano compreso) a pagare molti debiti tramite un’anticipazione da parte della Cassa Depositi e Prestiti, che viene rimborsata in trent’anni. Tuttavia la stessa legge limita i debiti pagabili a quelli “certi, liquidi ed esigibili maturati al 31 dicembre 2012”. Le parcelle in questione sono diventate certe, liquide ed esigibili soltanto a seguito delle due sentenze, dunque la procedura prevista dal decreto 35 non era attuabile all’epoca.
Da parte della maggioranza, il Sindaco ha sottolineato che “è stato un grande sacrificio dover togliere i già scarsi fondi a disposizione sui capitoli” di bilancio per pagare il debito. Lo stesso Caliciotti ha anche affermato la necessità di fare chiarezza sulle responsabilità, ricordando come il Segretario comunale dovrà inviare una relazione alla Corte dei Conti sulla vicenda. Dall’opposizione, invece, si è chiesta l’istituzione di una Commissione comunale d’indagine.
In attesa dell’epilogo, facciamo il punto almeno sui… termini
In attesa che si facciano cause, ricorsi, pagamenti e quant’altro, cerchiamo almeno di mettere un punto sui “termini” della vicenda. Leggendo uno dei verbali del Consiglio comunale, saltano all’occhio alcune e ricorrenti espressioni verbali, sia di tecnici sia di politici d’opposizione, che non sembrano corrette. Ci si riferisce in particolare alla coniugazione del verbo “transigere”, da cui deriva il sostantivo femminile “transazione”.
Il verbo in questione viene spesso, comunemente e orrendamente storpiato in “transare” e, quanto al participio passato, nel verbale del Consiglio comunale (o su Facebook) si può anche individuare qualche “transato”. Almeno sull’italiano bisognerebbe essere tutti d’accordo: la forma corretta del participio passato è “transatto”; quanto all’indicativo presente: io transigo, tu transigi, egli transige, noi transigiamo, voi transigete, essi transigono.